Letteratura

TEMI SVOLTI MATURITÀ 2015 / Letteratura come esperienza di vita (Tipologia B, tema di ambito artistico-letterario) di Carmen Costanza (Esami di Stato)

Se c’è una cosa che si può imparare vivendo un rapporto vivo con la letteratura, è che alla radice di ogni possibile sfumatura ci sono solo due tipi di parole: quelle che liberano e quelle che uccidono. Allo stesso modo, un autore può usare la sua letteratura per liberare la realtà, per darle voce, per offrirle un servizio, o per forzarla entro i confini del suo orizzonte visivo, nello schema angusto del suo cervello. Ma c’è di più. Ogni volta che un uomo dice o scrive qualcosa, specialmente quando lo fa con il pretesto di “autorità”, si assume un’enorme responsabilità nei confronti di coloro che lo ascoltano o lo leggono. Arturo Toscanini, uno dei più grandi direttori d’orchestra della storia della musica, ha scritto: “Credo fermamente che la parte migliore di me, che potrebbe far emergere al meglio la mia anima, rimane inespressa e rimarrà sempre: solo a pochi esseri veramente superiori come Dante, Shakespeare, Leopardi, Beethoven, Verdi, Wagner, sono dati ad esprimersi pienamente per la gioia di tutta l’umanità”. del (buon) Presidente

Quindi se un poeta ha il grande dono di catturare e tradurre in parole ciò che gli altri percepiscono solo confusamente dentro e fuori di sé, come potrebbe rivendicare il diritto di farlo verde invece di nominare ciò che è rosso, se non a costo di perderti e di far perdere te stesso all’ascoltatore? Come è successo a Paolo e Francesca. “Lessero un giorno per piacere / di Lancialotto come lo tenne l’amore”, e poco dopo commisero l’atto che li avrebbe perduti per l’eternità. Il nome che danno al sentimento che ha perso è proprio “amore”, proprio come l’autore del racconto di Lancillotto chiama il sentimento che arde nel cuore del cavaliere. Ma come può l’amore essere il biglietto di sola andata per l’inferno? Probabilmente Paolo e Francesca si fidavano del libro sbagliato e chiamavano “amore” ciò che l’amore non era. Ma se fosse solo questo, allora i due amanti sarebbero assolti, e ogni responsabilità della loro colpa ricadrebbe sull’autore del “libro penale”. Ahimè!, decisioni di lettura sbagliate e amen. Il punto è che la letteratura, la vera letteratura, è divisa in due. C’è chi dice le parole e chi le capisce, e poi la responsabilità della verità di quelle parole ricade su entrambi. Purtroppo queste parole devono scontrarsi ancora e ancora con la realtà tanto abusata, che ha anche la strana abitudine di essere tacitamente pretenziosa, e se qualcosa non le corrisponde, allora non si può fare nulla. E tutti possono vederlo, e anche Paolo e Francesca, ma hanno scelto di continuare a mentire fino alla morte. Ezio Raimondi afferma inoltre che “l’immaginario della letteratura propone la varietà illimitata dei casi umani, ma chi li legge con la propria immaginazione deve anche interrogarli alla luce della propria esistenza”: ognuno ha i dati necessari per verificare la credibilità di quanto sta ascoltando o leggendo.

Okuma: Letteratura come esperienza di vita

LA MATURITÀ DOPO LA PRIMA PROVA / Tracce codarde, letteratura in pensione, liceali picchiati

Todorov nel suo libro Literature in Danger sostiene che la letteratura non nasce per modificare le percezioni, diventando rossa verde (seguendo l’esempio sopra) ma allarga i nostri orizzonti, insomma ci educa a guardare meglio per cogliere ciò che non abbiamo colto prima rispetto a ciò che già c’è. Il punto non è creare una realtà diversa da quella delle persone, delle scarpe, delle poltrone e delle finestre (come si vede nel dipinto di Hopper), ma metterla in discussione per cercare di vederne sempre più profondamente la verità.

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Maturità 2022, primo esame fallito? / “Traccia salici, treno e telegrafo confusi”

Quindi cos’è la letteratura? Definirlo semplicemente sarebbe commettere un omicidio. Omicidio perché vibra della vita umana, dell’esperienza che ogni essere umano può fare di sé, del mondo, della realtà, della vita in tutte le sue sfaccettature. E tra le mille rughe della vita ci sono anche gli errori, le sviste… quindi non dobbiamo indignarci quando a volte ci imbattiamo davvero in falsità. Dietro la penna che ha scritto queste righe non c’è sempre un uomo bugiardo che vuole orgogliosamente essere il padrone delle cose, può semplicemente esserci un uomo che ha sbagliato.

La letteratura è come documentare questo rapporto drammatico tra sé e il mondo; potrebbe essere la traduzione in parole di questa “lotta”. E più un uomo leale combatte questa battaglia, più è probabile che inizi a usare parole dure come una roccia perché sono vere. E più queste parole sono della sua pretesa di verità, più lo esortano ad andare incontro agli altri, a condividerle con loro, a metterle alla prova, ma mai a imporle.

La cosa sorprendente della letteratura è che dona ciò che è umano, ovvero la parola, la forma e l’eleganza adatte a un compito importante come quello di trasmettere una vera esperienza. Ogni volta che adempie a questo compito, la parola libera è stata anche una parola tragica, perché ciò che libera è saper riconoscere la verità delle cose.

La letteratura, come l’arte in genere, non può essere considerata come qualcosa al di fuori della vita e della realtà, proprio perché di esse si nutre, senza la realtà non avrebbe la materia di cui è fatta. Il ruolo meraviglioso dell’artista è usare tutta la sua creatività per ricomporre il flusso apparentemente confuso della vita, per ordinarlo, renderlo comprensibile a tutti e mostrarne la bellezza nascosta. Probabilmente tutti saremmo deliziati davanti a un magnifico paesaggio naturale, ma non tutti potremmo chiamare “infinito” ciò che ci fa sentire nostalgici alla vista di uno stesso paesaggio. Grazie a un giovane di nome Giacomo Leopardi, questa esperienza comune può ora assumere una forma umanamente comprensibile e comunicabile. Che disastro sarebbe stato se Leopardi, invece di mettere in discussione la sua esperienza per scoprirne la verità, l’avesse etichettata come “adolescente” inutile. Avrebbe soffocato l’impulso più umano che sorge nei nostri cuori, e quindi fatto una violenza terribile ai lettori successivi delle sue poesie.

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Non c’è letteratura senza un uomo coinvolto in un modo o nell’altro in relazione alla realtà. Al contrario, avremmo solo romanzi economici su cui non vale la pena dedicare un minuto del tuo tempo. E non c’è letteratura senza un lettore disposto ad accettare la sfida che queste pagine inchiostrate lanciano loro.

Il rischio che corriamo è quello di scoprire qualcosa di veramente vero (!) tanto da diventare sempre più liberi, più liberi e più forti di quelle parole che, al contrario, vogliono farci sentire nell’oscurità e nell’annegamento nelle bugie.

(Carmen Costanza)

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