Letteratura

La nascita della letteratura italiana – Tanogabo.it

La letteratura italiana nasce e si sviluppa nel XIII secolo. Fu insegnato e nato in un momento in cui nuovi strati di intellettuali stavano emergendo dalla rivoluzione socio-economica legata all’affermazione delle comunità (in particolare nell’Italia centro-settentrionale) avvenuta nell’XI secolo. e soprattutto il XII secolo. I comuni tendono cioè a trasformarsi in città-stato che possono imporsi sui feudatari delle campagne circostanti e difendere la loro autonomia dalle ingerenze dell’imperatore (che, infatti, deve riconoscerli con legge). Pace di Costanza del 1183). I comuni possono eleggere i propri leader politici, amministrare la giustizia, coniare monete, armarsi. I ceti sociali principali sono commerciali (commercianti, artigiani…) e professionisti (avvocati, medici, insegnanti…), tutti legati agli affari o alle arti a tutela dei propri interessi.

Queste nuove classi di cittadini ebbero subito bisogno di intellettuali non più legati alla Chiesa o di origine nobile. Tuttavia, gli intellettuali operano ancora in un clima culturale dominato dalla teologia medievale, anche se alcune correnti teologiche stanno diventando sempre più laiche (ad esempio lo stato non è più visto come il “braccio secolare” della chiesa, ma come una forma naturale di unione degli uomini ). I primi intellettuali della classe mercantile e borghese non potevano essere originali nei contenuti, ma potevano essere originali nella forma espressiva. Infatti, la caratteristica più importante della nuova classe intellettuale è l’uso del volgare (cioè la lingua del popolo contrapposta alla lingua degli studiosi, la cultura: il latino).

Okuma: Quando è nata la letteratura italiana

Certo, l’affermazione iniziale del volgare è irta di molte difficoltà. I problemi principali, però, non erano tanto i laici e gli ecclesiastici amanti del latino, quanto la necessità di farsi capire sia dai dotti che dalla gente comune. Da un lato era effettivamente necessario l’uso del linguaggio quotidiano, dall’altro – poiché questa lingua è divisa in molti dialetti e poco definita – c’era il pericolo di creare una letteratura sempre subordinata al latino, che, pur essendo non più parlato dalle masse, rimase la lingua scritta universale. Occorre quindi trovare un compromesso. Nacque così una specie di volgare “nobilitato” e famoso, adatto sia ai dotti che ai comuni, un volgare elevato alla dignità espressiva del latino.

Il secolo. XIII segna l’inizio della riaffermazione del volgare in Italia, due secoli dopo che in Francia. Il ritardo era dovuto al persistere in Italia di una tradizione letteraria latina classica, sostenuta dalla classe ecclesiastica e anche dagli intellettuali laici che frequentavano le corti della nobiltà, che era lontana dai bisogni del popolo.

Sulla nostra letteratura volgare Due letterature neolatine sorte in Francia già nell’XI secolo stanno cominciando ad esercitare una certa influenza: l’OC o provenzale o occitano (sud della Francia), attraverso i poeti provenzali basati in Italia e in misura minore quelli dell’ILO o dell’oitanica (Francia del Nord). Il linguaggio OC era considerato particolarmente adatto per le rime; quello dell’ILO sulla prosa.

La poesia provenzale in particolare ha influenzato tutti i nostri testi amorosi, sia per il soggetto che per il rigore stilistico-espressivo. Valori come lealtà, generosità, discrezione, eroismo, amore inteso come passione irresistibile e devozione assoluta si diffondono dalle corti feudali francesi. Il poeta rende omaggio alla sua amata (a castellana) come un vassallo, si aspetta che lei benefici della sua devozione (che può essere anche un sorriso), soffre della lontananza.

Letteratura in lingua OIL composta da canti eroici, gesta epiche e romanzi dei cicli carolingi e bretoni (es. la Chanson de Roland raffigurante le gesta di Carlo Magno racconta e dei suoi paladini contro i Saraceni che si diffondono in Spagna; oppure Le gesta di Re Artù e dei Cavalieri della Tavola Rotonda , Lancillotto , Leggende di Tristano e Isotta i > ecc.), si mescola alla lingua veneta e produce una letteratura poco conosciuta.

Si svolge a corte la prima espressione poetica italiana, attuata da una cerchia omogenea di intellettuali e rimatori che hanno saputo coniugare influenze arabe, elementi autoctoni, tradizioni franco-normanne con motivi di poesia lirico-provenzale. ​di Federico II di Svevia, Re di Sicilia e Imperatore del Sacro Romano Impero, a Palermo. Con questo felice esordio, l’Italia meridionale entra a pieno, seppur per breve tempo, nell’ecumenismo dell’opera di corte, insieme a Catalogna, Francia settentrionale, Germania Reno-Danubio, Portogallo, Galizia e, naturalmente, Provenza.

Ayrıca bakınız: La volta che Sartre rifiutò il Nobel – Il Post

Ciò che ha sempre stupito la critica è stata l’improvvisa comparsa di questa scuola nella Magna Curia di Palermo, poiché Federico II, dopo essere diventato imperatore, non aveva particolare interesse per i poeti – musicisti, scrittori e cantanti tedeschi – ha mostrato di minnesang (canti d’amore cortese). È probabile che l’impulso dato da Federico a “tradurre” e adattare il modello trobadorico in un italiano volgare sia stato dettato da entrambi i motivi politici: il suo obiettivo era la creazione di uno Stato italiano forte e centralizzato e la diffusione del colloquiale (il cui principale nemico era il latino ecclesiastico) ha certamente fatto il trucco; quello per motivi culturali: gli ambienti della corte sveva dovevano essere già stati permeati da cultura garbata; intellettuali e funzionari non siciliani come Pier della Vigna, Rinaldo d’Aquino, Jacopo da Lentini (a cui si attribuisce l’invenzione del sonetto) e altri non potevano ignorare la presenza di numerosi trovatori nelle corti di Nord Italia, o nessuna conoscenza di precedenti traduzioni del testo di OC in altre lingue (almeno in francese e tedesco).

I poeti siciliani ( Guido delle Colonne, Stefano Protonotaro , Cielo d’Alcamo, Giacomino Pugliese …), quasi tutti funzionari statali (a differenza dei trovatori del sud francese, provenienti dagli strati più diversi), pur facendo riferimento alla tradizione lirica provenzale, rifiuta i temi della glorificazione delle imprese militari, delle dottrine morali, delle polemiche politiche, della satira morale, e accetta solo l’amore cortese, che la poesia intende solo come fuga intellettuale. La tendenza amorosa comprende la passione che rende “schiavi dell’amore”, il dolore del distacco dall’amato, la riluttanza a mostrare il proprio amore, la lode della donna, la colpa del blasfemo-indiscreto-invidioso. La donna è spesso presentata come bionda ed elegante.

La prima canzone scritta in siciliano è Madonna, dir volvo di Lentini, fedele riedizione di un brano del Folchetto di Marsiglia.

Molto più importante di questo contenuto è lo stile delle poesie. Alcuni poeti siciliani usarono il volgare dell’isola come lingua di partenza, piuttosto che una varietà letteraria transregionale, come nella lingua dei trovatori. Il linguaggio colloquiale siciliano si perfeziona nel lessico e nella struttura della frase, modellato sul latino usato dagli intellettuali e arricchito di molte parole provenzali tradotte.

Con la morte di Federico II (1250), che seguì il rapido declino di il dominio imperiale al sud, conteso da Angioini e Aragonesi, pose fine alla scuola. Quasi nessun manoscritto meridionale dei siciliani e degli umili poeti isolani del XIV secolo è giunto a noi. sembrano ignorare completamente i loro illustri predecessori.

L’eredità dei poeti federiciani fu raccolta nell’Italia centrale dai cosiddetti poeti siculo-toscani, dalla poesia dei siciliani e in un ambito culturale più avanzato: Firenze fu dopo la battaglia di Campaldino (1289) divenuta capitale economica europea che si estendeva su tutta la Toscana. Il più grande poeta fu Guittone d’Arezzo (1235-94).

La tradizione siciliana è quindi continuata in Toscana perché molti intellettuali di questa regione vissero per qualche tempo alla corte di Federico II. Qui le composizioni ispirate al tema amoroso non differiscono dai motivi cari ai siciliani e ai provenzali, ma si tratta di fare in una poesia lirica dotta, dotta, poiché le condizioni politiche e sociali dell’altamente sviluppato toscano le città giocano un ruolo di stile complesso-difficile-ricercato. Non mancano nemmeno i temi politici, soprattutto quelli dedicati a Firenze.

La scuola più importante di questo periodo si sviluppò a Firenze. I principali rappresentanti sono Guido Guinizelli e Guido Cavalcanti (quest’ultimo influenzerà fortemente Dante). Qui il tema dell’amore viene epurato da ogni sensualità e diventa strumento di perfezione morale (che conduce anche a Dio), cioè eredità di pochi virtuosi. La donna è angelica, oggetto di contemplazione. Lo stile diventa molto raffinato, chiaro e musicale. Molta più attenzione è rivolta all’interiorità psicologica, ai sentimenti profondi. Lo stesso concetto di “nobiltà” ora si riferisce solo al proprio stato d’animo, intenzioni o ingegno.

Ayrıca bakınız: G.B. Palumbo Editore & C. – Perché la letteratura

Si sviluppa sempre in Toscana e si oppone al romanzo stilistico. È l’espressione della piccola borghesia urbana e delle fasce più attive della popolazione. Esalta ciò che la vita offre come piacere: vita gioiosa, spensierata, amore sensuale, piaceri materiali e immediati. La donna è talvolta criticata per essere considerata incapace di sentimenti altruistici.Altri motivi sono polemiche e satira politica contro i nemici personali, caricature scherzose di amici, anticlericalismo. Lo stile è mediocre in quanto è molto vicino alla lingua e si presta alla comunicazione diretta. Esponente più significativo: Cecco Angiolieri.

È quella di Francesco d’Assisi, che rifiutò i valori medievali basati sulle rigide gerarchie e sulla guerra, i valori materialistici del nascente civiltà borghese – mercantile, i valori della religiosità ufficiale incomprensibili alle masse sul piano teologico e poco credibili sul piano pratico. Poema principale: Cantico di Frate Sole (detto anche delle Creature) del 1224. È un elogio degli elementi naturali (aria, acqua , fuoco, terra, sole) che – secondo l’autore – riflettono la bontà di Dio e che portano l’uomo all’amore, al perdono dei nemici, alla serena accoglienza della morte. Scritto in lingua colloquiale umbra, è semplice e comprensibile per le persone, sebbene sia spogliato dei termini dialettali e modellato sul latino.

Poi c’è l’elogio di Jacopone da Todi (francescano). I migliori sono quelli con un background politico, dove attacca gli abusi del papato e i teologi che pensano di poter trovare una giustificazione razionale per la loro fede.

I Fioretti. i> di S. Francesco sono stati scritti in un linguaggio colloquiale popolare. La Leggenda di San Francesco di Bonaventura di Bagnoregio (1221-1274), che tratta anche della vita di un santo caro al popolo, fu invece scritta secondo i consueti canoni di decoro. .

Estratto da un articolo di G.M.S. pubblicato sulla pagina comprehensive.org , dove ti suggerisco di continuare a leggere…

vedi inoltre :

  • Letteratura: Appunti sulla scuola siciliana

..

Ayrıca bakınız: Il viaggio come metafora della vita nella letteratura italiana

.

Related Articles

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

Back to top button