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Contro il green pass circola un modulo per denunciare chi lo chiede all&039ingresso dei locali dove è obbligatorio

Da qualche ora circola sui social network e tramite i canali Telegram o semplicemente tramite Whatsapp un documento da stampare e compilare per presentare una “querela di denuncia” ai “Carabinieri” nei confronti di questi imprenditori di ristoranti e bar di sale scommesse, cinema o palestre che richiedano l’ingresso di utenti o clienti nei propri locali, come dal Decreto Legislativo 23 luglio 2021 n. 105, che rilascia il cosiddetto Passaporto Verde. In realtà il documento in questione non parla mai proprio di “passaporto verde”, che a ben guardare non è irrilevante, ma denuncia la richiesta di “presentare il mio certificato di vaccinazione Covid o quant’altro attinente alla mia situazione vaccinale”. Differenza sottile ma cruciale. In ogni caso, secondo la modulistica in circolazione, la denuncia sarebbe motivata sulla base dell’esistenza dei presunti seguenti reati in cui andrebbe incontro un dirigente di attività: “abuso d’ufficio”, “cambio di persona”, “violenza privata” e anche “violazione della privacy”.

Anche secondo quanto si legge in questo form che utenti e clienti sono invitati ad utilizzare tramite i social network, tra i motivi della denuncia si legge che “il gestore del ristorante non è responsabile del controllo è , come sopra indicato, non al di sopra del requisito di un pubblico ufficiale in tal senso, pertanto non ha diritto di richiedere le mie generalità o [sic] i miei dati di vaccinazione, in quanto questi possono essere ottenuti solo dal personale sanitario competente o da un pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni». Ebbene, errori grammaticali e sintattici a parte, prima di analizzare il contenuto potrebbe valere la pena iniziare una piccola breve riflessione sulla logica e l’impatto di tale iniziativa. Qualunque cosa tu pensi del cosiddetto Passaporto Verde, che tu sia favorevole o contrario ad esso, sembra del tutto evidente che l’intento di denunciare o denunciare un ristoratore o barista che chiede all’ingresso del ristorante di esibire un documento d’identità accompagnato al passaporto verde, è tutt’altro che un aiuto alla categoria dei ristoratori, che è senza dubbio già tra le più colpite durante questa lunga pandemia.

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Analizzando il contenuto del documento, ci sono alcune cose che non vanno, in primis se ci concentriamo sul fatto che il cosiddetto passaporto verde è una certificazione che si può ottenere anche dopo un tampone negativo a 48 ore, quindi ciò non implica necessariamente il fatto che si sta rivelando la propria condizione di vaccinati o non vaccinati e riduce significativamente l’impatto della discriminazione nei confronti delle persone non vaccinate invocata da chi invoca il Regolamento (UE) 2021/953 Inoltre , il passaporto verde può quindi essere acquistato da chiunque abbia contratto il virus e sia stato successivamente negativizzato, cioè guarito dal Covid-19, e quindi anche in questo caso non ha nulla a che vedere con quelli che il modulo in questione come “i miei dati di vaccinazione” . Tuttavia, il citato Decreto Legislativo autorizza espressamente i titolari delle varie attività interessate a richiedere agli utenti/clienti il ​​rilascio del passaporto verde, chiarendo che “i titolari o gestori dei servizi e delle attività di cui al comma 1 devono verificare che l’accesso al i servizi e le attività di cui sopra sono svolte in conformità con i requisiti. L’app Verifica C19, realizzata dal Ministero della Salute per verificare la validità dei passaporti verdi, è infatti tale da non rivelare alcun dato diverso dalla validità o meno del certificato presentato, che è anche necessario accompagnare un Documento di identità per riconoscerne la “corrispondenza” con chi lo rilascia.

Ministero della Salute – Video Tutorial Green Pass Covid VerifiC19

Il fatto di richiedere un documento di identità non appartiene necessariamente a un pubblico ufficiale, tanto che gli stessi titolari di Attività come bar e ristoranti sono tenuti a chiedere, ad esempio, a persone che potrebbero essere minorenni se affermano di consumare alcolici, cosa invece vietata per un immateriale. Lo stesso vale per i dipendenti di un albergo o di altre strutture ricettive, che possono richiedere che esibiscano ai propri clienti i documenti di identità e ne venga data copia anche per la custodia, così come un semplice commerciante titolare di una tabaccheria può richiedere il rilascio di un documento di riconoscimento a chi vuole comprare un pacchetto di sigarette, in quanto è vietata la vendita ai minorenni, così come l’alcol. Potrebbe non essere molto comune di questi tempi, ma anche andare al cinema a vedere un film vietato ai minori di 16 o 18 anni può significare che dobbiamo esibire un documento di identità che confermi il nostro stato personale.

Insomma, gli esempi in tal senso sono numerosi e in nessuno di questi o altri casi si tratta di un pubblico ufficiale, ma la richiesta di produrre un documento di identità è legittima e non implica “abuso d’ufficio né “sostituzione di persona”, né “violenza privata” e nemmeno “violazione della privacy”. A confondere ancora di più tutto oggi, però, ha pensato la stessa ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, che ha annunciato una prossima circolare del ministero dell’Interno per “chiarimenti”, ma già a gran voce ha dichiarato se sarà da un lato ad eccezione del responsabili delle attività e non sulle forze dell’ordine, ad eccezione dei “controlli casuali” dove si chiede ai clienti di esibire il passaporto verde, gli stessi titolari “non possono chiedere la carta d’identità” perché “non sono dipendenti pubblici”. . Peccato, però, che il Ministero della Salute avesse già emesso una precedente circolare in cui si chiedeva espressamente al “esaminatore” o al titolare stesso di un’attività di verificare dopo aver scannerizzato la carta d’identità verde “che i dati della carta d’identità presenti sul app corrisponde all’identità della persona che accede».

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Ministero della Salute – cornice fotografica dal video tutorial Green Pass Covid VerifiC19

Ministero della Salute - Istruzioni Green Pass Covid App VerifiC19

Ministero della Salute – Istruzioni Green Pass Covid App VerifiC19

Infine, per completezza, si pensi alle sanzioni che gravano sia i processi/clienti che i gestori dei locali o delle attività coinvolti nel Green Passport rischio obbligo dallo scorso 6 agosto se un utente/cliente viene trovato sprovvisto della Certificazione Verde: le sanzioni vanno da 400 a 1.000 euro per i titolari c’è il rischio i In caso di recidiva anche nella sospensione della stessa attività per dieci giorni. Se i controlli da parte della “polizia amministrativa”, secondo il ministro dell’Interno, sono effettuati solo ed esclusivamente “a campione”, è chiaro che ciò si applicherà anche alle relative sanzioni. p>

Riguardo a quest’ultimo, vale anche la pena segnalare un’altra possibile “curiosità” che sarebbe bene “illuminare”: se il titolare di un ristorante deve usare l’app solo per verificare se il cliente ha il passaporto verde ma non, che questo passaporto verde rilasciato sia in effetti il ​​suo e non quello di un amico che glielo ha “prestato”, per così dire (sempre nell’ipotesi che il titolare non avrebbe diritto a reclamare un documento di identità e ad assegno la “corrispondenza”) se accade che in questa stanza si svolge uno dei sopracitati “controlli casuali” da parte della polizia amministrativa, cosa succede? La sanzione sarebbe sicuramente a carico del cliente “furbo” del passaporto verde che, magari senza di lui, ha abusato di quello dell’amico, ma a questo punto il ristoratore sarebbe sanzionato? Il Decreto Legislativo 23 luglio 2021, n.105, quando una persona sprovvista di passaporto verde entra in un luogo dove è obbligatorio, prevede sanzioni per i clienti/utenti ed anche per i sindaci/responsabili delle attività, ma se questi ultimi come Gli “esaminatori” vengono interrogati E poi si dice che possono effettuare solo controlli a metà, ovvero senza poter chiedere la carta d’identità a chi esibisce il Passaporto Verde, la domanda è semplice: chi difende gli ispettori/ amministratori delle varie attività degli “intelligenti” del green pass?

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